Musk e la curiosa origine del proverbio Vox populi, vox dei
La frase latina citata due volte da Musk prima di ripristinare l'account di Donald Trump è un falso biblico, che da oltre un millennio fa infuriare un po' tutti
Vox populi, vox dei. Poco dopo il risultato del suo sondaggio sul ripristino dell’account di Donald Trump, e poco prima di riattivarlo come da risultato del sondaggio, Elon Musk ha salutato così, con la frase latina, la decisione del suo popolo.
Sulla legittimità del sondaggio, sul suo significato, sulle sue implicazioni si è scritto e detto molto. Suggerisco due letture: una, quella di Ernesto Belisario su Italian Tech; l’altro il podcast di Matteo Flora, che ne racconta le implicazioni.


Io però ho una piccola fissa personale. Mi interessa l’origine delle cose. Delle frasi che usiamo. Perché danno forma anche a come le pensiamo, le cose. Quindi ho provato a capire da dove arriva questa locuzione. Vox populi, vox dei. La volontà del popolo è quella di Dio. E ho scoperto che non è una cosa così scontata.
Tanto per cominciare. La locuzione latina è un falso bibilico. Sembra provenire da una traduzione imprecisa dal Libro di Isaia. Dove è scritto:
Una voce! Un tumulto sale dalla città, una voce esce dal Tempio! È la voce del Signore; egli ricompensa i suoi nemici secondo le loro azioni (66,6, Wikiquote)
Prendo Wikipedia perché la storia è accurata ed è riportata anche altrove. Questa frase però in latino volgare viene riportata così:
Vox clamoris de civitate, vox de templo, vox Domini reddentis retributionem inimicis suis.
Vox (civitate, de templo e Domini) comincia a dare forma all’equazione: Vox populi, vox dei. Che cominciano a fondersi. A diventare una frase unica. Frase che diventa proverbio. Modo di dire popolare. Di un popolo che si dota, all’improvviso, di un potente rinforzo alla sua volontà, sublimata niente meno che quella di Dio.
Ma fin da subito la cosa non convince i dotti della Chiesa. Alcuino da York, teologo anglosassone, VII secolo:
Non dobbiamo ascoltare coloro che dicono: “Voce di popolo, voce di Dio”, perché la sfrenatezza della folla è sempre molto vicina alla follia.
Il commento più profondo (e autorevole) ad Alcuino è quello che ha fatto nel 2011 su Avvenire il Cardinale Gianfranco Ravasi. Leggerlo nei tempi di Musk, di Trump, e dei sondaggi salutati con la frase latina, è illuminante:
Alcuino ci metteva in guardia da una deriva a cui noi, uomini e donne moderni, siamo ancor più inclini. Un'abile tecnica pubblicitaria o una sottile operazione propagandistica fa diventare Vangelo la tesi dominante, elaborata spesso per gli interessi più o meno confessabili dei vari centri di potere.
Se qualcuno ha il potere di poter formare le opinioni, e Musk ha questo potere, l’acquisto di Twitter lo ha solo accresciuto a dismisura, può far leva sulle opinioni della maggioranza per motivare le proprie decisioni.
Musk fin dal primo momento ha detto di voler ripristinare Trump (che sia giusto o sbagliato, avrete capito, poco importa). E il suo popolo, il suo sondaggio, hanno confermato le sue intenzioni. Vox populi, vox dei. Ancora Ravasi.
Nasce, così, il consenso di massa che, in una società della comunicazione come la nostra, può estendersi anche ai valori morali che vengono plasmati e orientati come più conviene. Questo lasciarsi trainare dalla corrente, convinti che sia la strada più vantaggiosa, esime ciascuno di noi dalla fatica della critica, della verifica e, se necessario, di un impegnativo andare contro corrente.
Vox populi, vox dei è un falso storico. Lontano dalle tesi della Chiesa. Lontano forse dalle tesi di qualsiasi religione. Ma vicino alle nuove forme di culto. Della personalità. Del potere. Del denaro. Di chi lo possiede ed è capace attraverso il denaro di dare forma anche alle opinioni della maggior parte.