Il paradosso delle auto elettriche in Norvegia. Un piccolo reportage
Ho passato lì un paio di settimane in giro. Mi ha colpito subito una cosa: il numero incredibile di Tesla e consorelle. Piccolo viaggio dal Paese più virtuoso, verde e schizofrenico d'Europa
Norvegia. Aeroporto di Bergen, in tram per raggiungere la città. Il primo sguardo è attratto dalla miriade di Tesla in giro. Già dalla periferia, dalle rimesse di auto intorno all’aeroporto. Poi, appena scendi in città, una qualsiasi, sembra che in strada la metà delle macchine almeno sono Tesla. Nel mio caso è Bergen. Ma altrove è lo stesso. Stavanger, Haugesund, Skanevik sono piene di Tesla. E le altre auto sono comunque elettriche. Tutte, o quasi. Una scelta che cambia un intero paese. Forse il modo di viverlo. Lo capirò nei giorni seguenti.
Le strade, quelle che costeggiano i fiordi, i laghi tranquilli delle aree interne, sono silenziose ma costantemente trafficate. Girano quasi solo auto elettriche lì oramai. La Norvegia da questo punto di vista è il paese più elettrico al mondo.
Fa impressione guidare una macchina elettrica tra macchine elettriche. È un’esperienza di guida diversa. Statica. I limiti di velocità lì sono tassativi e sempre rispettati, e non si va molto spesso oltre i 50. Silenziosa, quasi immobile. Le macchine sfrecciano rapide e silenziose, una di fianco all’altro. Pochissimi i motori a combustione. Quasi assenti. Un silenzio rotto di tanto in tanto o da una cascata - capita di trovarne a strapiombo sulla strada che si sta percorrendo - o da qualche motociclista che sfreccia in Harley o Ducati (ne ho viste molte, anche qualche Guzzi). Nei centri delle città, anche le più affollate, l’odore del combustibile bruciato ha lasciato il posto quasi del tutto a quello dei ristoranti, dei fast food e dei SevenEleven. Semre piacevole.
A guidare lì sembra guidare nel futuro. E non potevo fare a meno di immaginare Roma - la mia città - o Palermo o qualsiasi altra città italiana con sole auto elettriche. Forse succederà. Forse presto.
Perché in Norvegia l’elettrico è ovunque: incentivi, sovvenzioni, investimenti
Comunque, tornando alla Norvegia. L’elettrico è ovunque. Tesla la fa da padrona. Facile chiedersi perché. Facile darsi una risposta. Che non è solo dovuta alla grande ricchezza della Norvegia. Ma da una serie di incentivi che il governo ha dato a chi voleva passare all’elettrico.
Una su tutte: l’esenzione totale dell’Iva, che in Norvegia è al 25% e rappresenta il 30% del gettito fiscale. Mossa che ha reso all’improvviso le auto elettriche più convenienti rispetto a quelle a combustione. In particolare le Tesla. Costosissime ma molto più avvicinabili senza Iva.
Ma il rapporto tra Norvegia e Tesla è più radicato. La Norvegia è ricchissima. E tutto costa incredibilmente di più. Una spesa da 50 euro in Italia in Norvegia diventa facile una da 100. Una cena fuori - per quanto i piatti siano ricchi e forse eccessivi per una sola persona - senza alcol ti costa facile sui 60 euro. Con l’alcol molto di più visto che una birra in media costa 12 euro e in molti locali ho notato come il prezzo di vendita venga indicato al centilitro - il vino devo confessare di non averlo nemmeno preso in considerazione. Cioè vuoi una pinta di birra? Devi fare quello che vedi indicato (25-35 corone) per cinque. Ne vuoi mezza? Per due. E così via.
La ricchezza del petrolio, motivo di vanto verde del fondo sovrano norvegese
Da dove viene la ricchezza della Norvegia? Come si è arricchito questo paese fino al secolo scorso considerato poco attraente e arretrato dal punto di vista sociale e economico? La risposta è nota. Dal petrolio. Che qui consente di fare un po’ tutto. E alcune cose le fa costare molto poco. Non troppe cose in realtà, ma una di sicuro si: una ricarica completa dell’auto elettrica costa una quarantina di euro in media per 500 chilometri.

Oggi il petrolio rappresenta il 25% del Pil norvegese (Bloomberg). E il settore dà lavoro a circa il 10% della popolazione. Con l’indotto il 17%. I proventi del petrolio finiscono in larga parte nel fondo sovrano norvegese. Nome celebre. Il Government Pension Fund Global (GPFG).
Questo fondo, alimentato dai proventi del petrolio e del gas, è uno dei più grandi al mondo, con un patrimonio di oltre 1.300 miliardi di dollari (al 2023). Viene gestito dalla Norges Bank Investment Management (NBIM) e il suo scopo principale è investire i proventi derivanti dalle entrate petrolifere della Norvegia in un portafoglio diversificato di azioni, obbligazioni e immobili globali, con l'obiettivo di garantire una crescita sostenibile nel lungo termine. Serve a gestire le entrate in modo sostenibile per le generazioni future e a proteggere l'economia norvegese dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. Ora, questo fondo ha circa il 1,5% delle azioni di Tesla. Investimento fatto perché il fondo ci ha visto una promessa per il futuro. E rientrava a pieno titolo negli investimenti sostenibili, ambientali, sociali eccetera che il fondo dovrebbe fare.
Il fondo sovrano norvegese ha 180 mila euro per ogni abitante della Norvegia. Il contatore ufficiale
Ora, la Norvegia ha 5,4 milioni di abitanti. Il fondo in pratica ha circa 180 mila euro per ogni suo abitante. Una cifra enorme. C’è un sito che mappa in tempo reale quanto vale il fondo. NBIM.NO. Ha un contatore in apertura che corre veloce, su e giù guadagnando e perdendo milioni, miliardi in pochi secondi. È ipnotico. Investe solo in cose a buon impatto sociale e ambientale. In pratica investe quasi su tutto, tranne che in una cosa. Incredibilmente il petrolio. Che ha reso la Norvegia ricca, ricchissima, e incredibilmente attenta all’ambiente, alla sostenibilità, a tutte quelle parole che oggi sono diventate una moda, a tratti retorica vuota e inutile di grandi aziende e società che vogliono lavarsi il volto e l’opinione.

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Anche in Norvegia si ha l’impressione di vivere in un paese che vuole lavarsi il volto e la reputazione. Noi, in Italia, la consideriamo una nazione virtuosa, etica, buona - e i norvegesi pare adorino considerarsi e sapersi considerati buoni. Però questa ricchezza, etica e di portafogli, viene dall’olio che macchia più di tutti. Anche se adesso i soldi del petrolio sono diventati asset di investimento, azioni in società quotate, in fondi di investimento eccetera… la loro origine è lì. Dall’energia più inquinate di tutte scoperta per caso una notte della vigilia di Natale del 1970. Dalla fonte da cui gli stati sembrano voler rifuggire. Il petrolio.
“È vero, siamo i maggiori produttori di petrolio e gas dell’Europa occidentale. Ma non giudicateci per questo. Siamo anche al primo posto per auto elettriche, grazie ad agevolazioni e sussidi”.
ha scritto in modo autoironico il giornalista norvegese Morten Stoksnes. Raccontando quella che per lui è una “schizofrenia conclamata” del suo paese. Un peccato originale. Davanti al quale chiude gli occhi. O peggio, fa spallucce.
Un’immagine di modernità efficienza e coscienza verde che però nasconde qualcos’altro
Ecco, quell’immagine iniziale, della Norvegia verde, ricca e piena di auto elettriche, dove Tesla possiede il 20% del mercato delle auto, un centesimo di proprietà e decine, centinaia di colonnine di ricerca in giro per il Paese - ce n’è una incredibile, poetica nel suo essere desolata, in cima a una collina dalla quale partono le poderose cascate Voringfossen, nessuna macchina a caricare e una trentina di colonnine deserte tra i vapori delle cascate, sono quelle della foto di questo post - se si scava un po’, ma solo un po’, assume un altro significato. Come ogni cosa del mondo, c’è un lato più profondo delle cose. Te lo raccontano loro stesse se ci parli, con le cose.